lunedì 18 giugno 2007

Il lavoro rende liberi - 2



(Cannavaro sventola una bandiera tricolore con fascio littorio, ieri, dopo la conquista dello scudetto a Madrid. Dice che non se n'era accorto. Il brutto è che ci credo pure.)

Il lavoro rende liberi



... senza parole...

venerdì 15 giugno 2007

Awanagana l'enoteca, vero... 'mmazzachebotta, oh...

(nel video, il presidente George Bush che afferma di avere le prove che quel manipolo di sovversivi del Giardino di Bacco nasconde il suo orologio sparito in Albania. Dice che glielo ha detto Dio. E anche Colin Powell. Tramite il cane Barney)



Da, Tovarish, anch'io all'Enoteca! Fossi ancora vivo...

(nel video, l'ex presidente russo, Boris Eltsin che doveva essere una delle star degli spettacoli di quest'anno. La sua prematura dipartita ci ha costretto a sostituire la sua verve con la serata di danza del ventre)



Grunt! (ecchisselaperde n'altra bevuta stasera!)

(nel video, il calciatore Rino Gattuso in un dopo serata dell'anno scorso al Giardino di Bacco)



Allons anfant à l'Enoteque!

(nel video, il presidente Francese, Nicolas Sarkozy, annuncia di non voler mancare alla prima serata dell'enoteca, sfoggiando il solito compassato aplomb)



Anch'io stasera all'Enoteca!

(nel video, l'ex premier spagnolo Aznar illustra con la consueta lucidità le novità di quest'anno all'Enoteca della Sagra degli Gnocchi)





Macelleria Messicana - 3

... e comunque, alla fine, non c'è un cazzo da ridere

giovedì 14 giugno 2007

Macelleria Messicana - 3

Vedi sopra!

Macelleria Messicana - 2

... Che poi, voglio dire, perché insultare di nuovo i messicani?

A questo punto non ci rimane che nominare ambasciatore italiano a Città del Messico Tiziano Ferro...


(nella foto, una che era messicana, aveva monosopracciglia e baffi, era stata ridotta una polpetta di carne)

Macelleria Messicana



(nella foto, le nuove divise e le dotazioni d'ordine delle forze di polizia)


http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/cronache/200706articoli/22652girata.asp

martedì 12 giugno 2007

HIGHLIGHTS/2 luglio 2005/GRANADA




DIA PRIMERO

Ok, finalmente ieri siamo (io e la Luisa, sorella del Meuri e redattrice del Resto del Papa) arrivati a Granada, in missione speciale per riprenderci dalle tensioni di Perugia e soprattutto per sincerarci sullo stato psicofisico dell'Ingegner Focaia.

Volo da Roma in un aereo Alitalia, postazione in fondo vicino al cesso (c'hanno riconosciuto subito, diciamo), posto vicino al finestrino con splendida vista panoramica sui bulloni girati col cacciavite del motore sinistro. Davanti a noi una famiglia con tre figli probabilmente appena rilasciati dal riformatorio e tata narcolettica. Non era propriamente la cosa più indicata per riprendersi dalle due ore di sonno che avevo sul groppo dalla notte precedente. Per reagire fondo subitaneo la sezione areonautica dell'Erode Fans Club.

Alle 13.30, visto che dalla mattina eravamo piuttosto digiuni, aspettiamo i meravigliosi generi di conforto dell'Alitalia, che ci immaginiamo al livello della tradizione enogastronomica del Belpaese. C'arriva una scatoletta con grafica da medicinale con dentro un panino al sesamo con pezzetto de formaggio sintetico e autoproclamatosi carciofo e un'ostia che ci spacciano per crostata. Il tutto al gusto di antibiotico. Quando si parla di grafica congrua e coerente.

Atterriamo a Malaga e andiamo a recuperare i bagagli.
A quel punto erano due ore e mezzo che non aspiravo fumo.
La tensione era alle stelle quando la Luisa mi fa notare che forse in Spagna si può fumare nei posti pubblici. Un lampo di felicità pura illumina i miei occhi.

Diciamo subito infatti che la Spagna è un paese troppo civile.
Si fuma in tutti i locali immaginabili, birra e panino costano 1.50 euri, le marlboro sono a 2.90 euri.
Il paradiso del tabagista, in pratica.

Solo per smentirmi, mentre sto battendo le dita sulla tastiera, in sottofondo in questo internet point si diffonde l'ultima di Nek in versione spagnola: il primo lato negativo della città e del Paese da me riscontrato...

Incontriamo i nostri ospiti dopo un viaggetto in pullman di un'ora e mezzo in cui nel silenzio generale, le uniche due sbagaglione ci si siedono dietro e ci impediscono ancora di abbandonarci all'abbraccio affrancante di Morfeo. Inizio seriamente a urtarmi coi trasporti pubblici...

Il tempo di fare una doccia e siamo in una Granada in cui piove, stranamente a sentire gli ormai indigeni ingegner Forfecchia e Elena, non succede da marzo.

Giro di tapas e birra e poi nelle strade della citta' e tour di locali, dove, come in una predestinazione magnetica veniamo risucchiati da due posti-cloni del Kandiski. Mancavano soltanto i murales di Massimo alle pareti e i discorsi di Paolovinti del lunedì.

Intanto annoto sul mio taccuino mentale che l'ingegnere se la cava piuttosto bene e che probabilmente avrebbe spalancati davanti a se' i verdi pascoli di un'accogliente svizzera. Egli nota con fare critico i suoi fianchi non proprio esili, io gli faccio notare che ha dei begli occhi e che, soprattutto, è estremamente ricca. Egli, il Focaia, medita su quest'ultima osservazione, a ribadire la sua natura estremamente razionale...

Alle due di notte ormai cotto e bollito riesco a spalmarmi su un divano che in quel momento mi pare un talamo nuziale, anche se ha un buco al centro da cui la mattina successiva, oggi, fatico ad arrampicarmi fuori.

(...)

DIA SEGUNDO

Tralascio i dettagli annoianti del giro turistico fatto il pomeriggio di martedi. Vi basti sapere che a un occhio attento Granada pare cresciuta con la logica di un geometra del comune di Poggio Bustone malato di alzheimer. Tutto si stratifica uno sull'altro, così vicino a palazzi del seicento troviamo delle splendide baraccopoli anni duemila...

La sera capiamo subito quale sarà l'andazzo generale della vacanza.
Alcoolico.
Puro.

I nostri ospiti ormai granadizzati ci portano a cena a casa di amici, tali Frasca e Elvis, che ci imbastiscono una cena a base di insalate e soprattutto cerveza fria. Restiamo un paio d'ore occupate da giochini di società che mi rimandano direttamente in creatura e da ampie libagioni di fermentazioni luppoliche. Ormai storto raggiungiamo una chupiteria in cui, in un ultimo momento di razionalitá decido di abbandonare l'assenzio e cederlo alla Luisa, che, da buona ruspina, beve senza battere ciglio e senza dare quei segni di cedimento che appaiono ormai incancellabili dal mio fisico.

Bella serata, finita nelle strade di una Granada fresca come sogneremmo quel buco di culo di Perugia in questo periodo. Ormai devastato torno a casa e finisco a discutere due ore davanti a un portatile dei fatti piú o meno significati del mondo creato.

La mattina successiva un'amara constatazione rischia di cambiare il segno alla mia fin qui esaltante vacanza...

(...)

DIA TERCERO

... Focaia mi sta evitando.

L'avevo notato da subito, dal suo fuggir lo sguardo e essere vago nelle risposte.

Mi dice che ci chiama per raggiungerci e poi non lo fa mai, mi promette delle cose che poi è ben lungi dal voler mantenere. Mi sembra di inseguirlo come si potrebbe fare con una laetitia casta...

Ora poi che è al centro di un intrigo internazionale con malesiane, svizzere e nordamericane penso che la situazione potrebbe precipitare.

Ma ho deciso: stanotte mi introdurrò di soppiato nella camera che condividiamo e annunciato unicamente dalla tenebra mi insinuerò sotto le sue lenzuola, farò squillare le trombe dei miei richiami d'amore così che Gerico cada alle mie avanche e lo farò mio....

(...)


LA SORTIDA

Dopo una festa a casa di italiani con musica unicamente di Pupo e Al Bano (e giuro che non scherzo, diavolo cane), un afterhours in una chupiteria vicina, un delirio isterico di una giovane coppia, dopo aver dormito due ore continuando a parlare di massimi sistemi con una graziosa ospite appollaiata sul tavolo dei fornelli, non ho potuto approfondire la mia conoscenza biblica con l'ingegner Focaia.

A causa di questa miserrima rinuncia decido di ribattezzare il buon Federico col nome di Ingegner Forfait.

Ci svegliano stamattina alle otto e mezza l'Elena, la cugina, Elvis e Frasca di ritorno da non so quale luogo di perdizione. A sgrulloni. Fingo indifferenza e prontezza. Ma devo buttare la testa sotto il rocchio d'acqua gelata della doccia per riprendermi seppur parzialmente un purché minimo contatto col mondo. Convenevoli, baci abbracci, saluti e una lacrima che vedo diluire l'occhio cerulemente liquido del Forfait. Capisco che mi evitava solo per la paura di imbarcarsi in una storia importante. In realtá egli mi ama.

Partiamo col pulman alla volta di Malaga. io seduto dietro alla luisa che trova posto vicino a una chica piuttosto smandruppata. A un certo punto nel dormiveglia sento toccarmi delicatamente la caviglia. Spero sia Forfecchia in un ultimo ripensamento ad abbandonarsi all'amore. È invece la Luisa che più bianca in viso delle notti del Principe, mi avverte che sta per vomitare. Dissimulo malamente il panico chiedendo all'autista se può fermarsi. Per tutta risposta ricevo la chiave del cesso interno dell'autobus. Corro per aprire la porta prima che la sorella del meuri lasci un grazioso ricordino sulla impolveratissima moquette del bus. Missione riuscita. Mi asciugo il sudore freddo mentre la luisa controlla da vicino le sue secrezioni intestinali, e diversa altra robetta lasciata lì sulla tazza a perenne monito da qualche altro passeggero, probabilmente un sumero a giudicare dall'aspetto mummificato...

Comunque, la luisa decide di fermarsi per la restante ora del viaggio sugli scalini davanti al cesso. Mi pare si sia affezionata a quell'angolo di paradiso. Per non abbandonarla con sprezzo del pericolo mi siedo in mezzo al corridoio vicino a lei e a qualche milione di simpatici acari.

Appena arrivati la luisa decide che non sarebbe giusto lasciare qualcosa dentro all'autobus e niente fuori. Perciò marca il territorio davanti al bagagliaio, dando il meglio di sè sotto l'occhio ammirato di due turiste tedesche.

Dopo due minuti, appena riacquistato quel minimo di colorito per non sembrare un cadavere si volta verso di me e fa "eeeeh, e questo è 'l caffé tristo de sta mattina che m'ha fatto male".

Sì Lui. 'L caffè de sta mattina. No le sei tequile che te se trangugiata stanotte in chupiteria ale quattro de notte passate...

Salvatori della Patria



"Nel Rapporto 2006, l’Istat ha scattato una fotografia impietosa sullo stato del Paese. Aumentano i poveri, le tasse, la spesa pubblica, rincarano le bollette, il Mezzogiorno è in crisi".
(Senatore Calderoli)




"Dall’Istat arriva il bilancio impietoso di un anno di governo. Ognuno dovrebbe assumersi le proprie responsabilità".
(Senatore Schifani)







"E' opportuno precisare che il rapporto del 2006 si riferisce all’anno conclusosi il 31 dicembre 2005".
(Istat)









(Nella foto, un portaborse prepara il sen. Schifani prima di entrare dal parrucchiere della buvette)

mercoledì 6 giugno 2007

HIGHLIGHTS/15 giugno 2005



REFERENDUM 12-13 GIUGNO


Il referendum si è concluso con una debacle.
il 25% di votanti per una consultazione che vedeva nei comitati per il sì riunita più o meno tutta la sinistra e gran parte del mondo accademico e scientifico. Meno votanti che per il referendum sull'art. 18, che però aveva visto protagonisti in pratica solo un partito del 5/6% (rifondazione) e pezzi di sindacato. alcune considerazioni:

1) la Chiesa Cattolica ha contribuito a far fallire il referendum grazie a un attivismo che per certi versi non ha risparmiato (se mai è stato risparmiato nei grandi crocevia politici e storici della nostra storia) di fare propaganda non solo dai pulpiti, ma anche sfruttando le chiese come spazi affissioni. Paradigmatico il caso di Ponte della Pietra, dove un cartellone 140x100 del comitato per l'astensione campeggiava sul muro della chiesa sul lato del fronte stradale. Avete capito che intendono i preti quando dicono che la politica deve stare fuori dalla chiesa? adesso io sì.

2) L'estrema complessità dei quesiti referendari.
E' stato chiamato il popolo a esprimersi su temi così articolati e che comunque, checchè se ne dica, implicano una volontà di approfondimento che manca alla maggior parte delle persone. E anche ammesso il caso che si fosse approfondito, molto spesso i dubbi su alcuni quesiti, così come erano formulati, restavano tutti se non aumentavano. Nella maggior parte dei casi di amici e conoscenti che ho interpellato, i dubbi erano dissipati unicamente da un'azione per contrarietà al terrorismo cattolicista fatto per propaganda in questi giorni.

3) secondo indagini sociologiche recenti fatte sul linguaggio e i termini usati dai telegiornali, oltre il 70% degli italiani che guardano i tg IGNORANO il significato del termine laico.
Da una parte è grave perché fa da cartina tornasole per il grado di coscienza civica e di separazione morale/diritto di quiesto nostro Belpaese, dall'altro salta subito all'occhio come impostare tra le ragioni forti per votare sì quella di difendere la Laicità dello stato sia stato quanto meno miope da parte del comitato promotore. In altri (da me rimpianti :() tempi lanciare un referendum senza poter contare su basi di consenso ai temi proposti ampio si sarebbe chiamato "fuga in avanti".
Gli italiani non sanno cosa sia la laicità, ma si fanno i referendum per difendere la laicità...

4) Con un precariato che ingabbia i giovani "da riproduzione" alla ricerca di una stabilità lavorativa ancora alla soglia dei 40 anni, progettare di fare un figlio anche con la fecondazione "tradizionale" appare un miraggio. Anche grazie alla sinistra. Figuriamoci la vicinanza di intraprendere una battaglia per tutelare i diritti di una minoranza (per quanto so benissimo che le pieghe che il referendum implicava erano molto più "universali").
Quindi lontananza dai temi proposti, e nella nostra gente, anche incazzatura perché con tutti i problemi concreti per mettere insieme pranzo e cena, la sinistra si riesce a aconcentrare solo su grandi battaglie di principio, senza pensare a risolvere i tanti drammi concreti di ujn paese economicamente più in là dell'orlo del baratro.
Marx: "prima mangiare, poi pensare".

5) Il fallimento del quorum lascia aperta la questione.
Perché se è vero che il segnale politico è chiaro, "gli italiani se ne fottono e PRETENDONO che gli eletti che si suppone abbiano migliori strumenti per valutare li rappresentino e medino la loro volontà in scelte tanto complicate", è anche vero che non c'è stato un NO chiaro e tondo su una legge che in molti punti e come impianto complessivo continua nella inesorabile strada dell'oblio oscurantista.

6) La chiesa cattolica ha scelto di non votare contando su un trend generale e storicizzato da una decina d'anni a questa parte, per contare comunque su quel 25/30% in più di gente che in nessun caso sarebbe andata alle urne. Ha parassitato per i suoi scopi un astensionismo nè consapevole nè politico. Ma questo è accaduto per l'impossibilità di vincere il referendum con un No netto. Due minoranze si sono scontrate, a mio parere. Il grosso degli italiani sulla questione non è stata in grado di prendere una decisione. O non ha voluto. Da qui le considerazioni del punto 5.
Ha "vinto" la minoranza, guidata dal Vaticano, che ha saputo mettere più dubbio, non chi ha espresso con chiarezza e convinto con il suo pensiero. E questo è grave a mio parere per un'istituzione che si vuole e che si richiama fin dal nome all'universalità del suo messaggio e si pone come Maestra.
Più che interessi della Chiesa, biechi interessi di bottega.

7) Sono piuttosto stufo del moralismo degli ex comunisti ora diessini e delle loro tronfie parole quando vogliono inchiodare a una supposta Morale i loro contraddittori.
Le parole di quel fesso di Fassino contro l'astensione ("votare una responsabilità civile") mi paiono prese dallo stesso impianto concettuale di un Ratzinger qualunque. Senza contare che poi sono i primi a ricorrere a quelle che quando gli conviene chiamano "vili scappatoie".
Remember art. 18?

8) lo strumento referendario ha perso di valore, ucciso dall'iper attivismo idiota di un Pannella in preda a delirium demens, al plebiscitarismo indotto dalle tv asservite ai voleri non solo di berlusconi ma di quella che un tempo veniva chiamata "razza padrona", che decide, senza nessun imbarazzo, come orientare l'opinione pubblica.
Fortunatamente, conoscendo a fondo il pecoronismo dell'italiano facile alla deriva plebiscitaria, i nostri Padri (e uso la maiuscola apposta) Costituenti hanno ritenuto opportuno limitare questo strumento di democrazia diretta al solo aspetto abrogativo. Impedendo di fatto agli italiani di farsi troppi danni da soli. Vi ricordate l'univocità dell'informazione e l'ubriacatura unanimista nel 93 ai tempi dei referendum sul maggioritario? Vi immaginate cosa potrebbe succedere se avessimo il referendum propositivo?
Terza legge del creativo: Non trattate mai il pubblico come un idiota.
Ma non scordatevi mai che lo è.

9) il fatto che un referendum come quello sull'art. 18 che ripeto vedeva protagonisti solo una forza politica del 5% e pezzi sparsi di sindacato, che aveva l'anatema di TUTTO il mondo politico, l'oscuramento tacito di TUTTI i mezzi d'informazione ( e adesso scoprite che l'informazione è manipolata, cari compagni diessini?) abbia portato al voto un buon 10% in più di gente che questo referendum che vedeva invece insieme ds sdi prc verdi mondo accademico, mondo scientifico associazioni ecc e le loro organizzazioni, dovrebbe fare ragionare i segretari dei partiti dell'Unione su quali siano i temi che stanno a cuore alla gente e su cui costruire un progetto per un futuro di governo e cambiamento a lunga durata. Ma siccome penso che nella migliore delle ipotesi sono inadeguati e nella più verosimile sono asserviti agli interessi delle classi dominanti temo che si continuerà a parlare ancora di gameti e embrioni, dividersi se quella è vita o no, e si dimenticherà la vita quella vera di chi è in difficoltà a pensare di potersi mai fare un futuro.

10) L'avvallamento, quasi il beneplacito nei toni sussiegosi, della posizione astensionista da parte dei vertici istituzionali di camera e senato è una cosa avvilente, questa sì per il dibattito politico.
E dimostra una volta di più che siamo in uno stato di nani opportunisti sempre pronti a saltare sul carro del più potente.

11) Stop a slogan come "una battaglia di civiltà". Sono tronfi vuoti e arroganti. Supponenti. Come se fuori dalle nostre opinioni non ci fosse civiltà. Se vogliamo dirci quanto siamo bravi e belli basta uno specchio, non serve un manifesto. Parafrasando uno dei principi del grafico: "Un politico che si rivolge ai politici è come uno che mangia la merda e si dice che in fondo non è male".

Scorra il vino!



Anche quest'anno riproponiamo l'enoteca alla Sagra degli Gnocchi. Chi è venuto l'anno scorso credo si sia trovato bene. Certo abbiamo fatto di tutto per farlo star bene.

Quest'anno poi arricchiamo il nostro spazio con nuove proposte enologiche (abbiamo aumentato la selezione di bianchi, più appetibili per l'afa delle sere di giugno, mentre abbiamo nuovi buonissimi rossi), con nuovi invitanti e sostanziosi piatti (diverse proposte di tagliate di carne), e soprattutto con performance dal vivo: insieme al Pala, anche Vinti sarà della cricca, e una serata sarà dedicata a una performance tra poesia e danza orientale.


Il Maitre vi aspetta, accorrete numerosi e portate amori e amici.

martedì 5 giugno 2007

HIGHLIGHTS/19 maggio 2005



Solo per annunciare l'apertura di questa rubrica, Highlights appunto, che recupererà il meglio e più spesso il peggio del vecchio forum, magari aggiornandolo.

cominciamo con un post del 19 maggio 2005

(...)
intanto per continuare nel giochino tra musica e vita, posto i miei concerti memorabili, invitando chi vuole a postare i suoi

1991 Finardi a Cortona (mi pare) - la prima canna sdraiato sul "greppo" del colle con una pioggerellina di merda che ha mandato via un sacco di gente, ma non noi che eravamo troppo storditi...

1992 Dire Straits a Roma - Con mio zio, mio cugino e un amico carissimo, il Friso. questo me lo ricordo perché avevamo nascosto le canne nei panini col cotto e la fontina e sembrava di fumarsi un sandwich, e anche perché allo zenit della "botta" il mio amico, non volendo muoversi per andare a cercare un cesso ha pisciato nella bottiglia d'acqua vuota . All'uscita del concerto a mio zio avevano solato l'autoradio.

1992 U2 a Milano. Un anno meraviglioso, un concerto fantastico (ero un ragazzetto allora alla prima prova d'"amore"). ho comprato una maglietta e per culo ne ho trovata un altra persa da uno che scappava dalla security che lo inseguiva perché stava registrando il concerto.

1994 Nirvana a roma. Grandi, immensi, seppure nel pieno periodo della paranoia depressiva kobaiana. La stessa sera Kobain venne ricoverato in ospedale per tentato suicidio

1994 Marlene Kuntz a Umbertide (Pg) Caro ricordo, perché eravamo in non più di trenta all'aperto, sembrava che non c'era nessuno. Catartica era uscito da neanche un mese e non li conosceva nessuno. Ma io c'ero e lo rivendico!

1995 (o 94? non ricordo bene) REM a Bologna. Uno degli ultimi concerti col batterista che verrà colpito da icrtus alcuni giorni dopo in una tappa svizzera dello stesso tour "monster". Grandi REM meritevoli del Gotha di ogni tempo della musica senza dubbio. Senza una lira, senza mangiare da Urbino a Bologna dormendo alla stazione di Bologna. Non mi sono mai cagato addosso come quella notte, neanche quando ho dormito alla stazione di Milano

1996 David Bowie a Bologna. In questo concerto sulle note di "the man who sold the world" ho dato il primo bacio a quella che per otto anni è stata la mia compagna di vita. Galeotto fu il Duca Bianco...

1996 CSI a Pistoia. Un concerto che non ci fu. Chi me lo aveva regalato per il compleanno, volendo farmi una sorpresa, mi fece partire senza sapere dove stavamo andando. Arrivammo fino a Livorno, al che lei mi disse "Ti ho comprato i biglietti per i csi di stasera!" e io "ma... suonavano a Pistoia..." Fece una faccia che ancora mi ricordo... fortunatamente il concerto a Pistoia venne rimandato alla sera dopo e poi annullato (soliti problemi di salute di Ferretti), con quei soldi c'andammo a cena... Il viaggio di ritorno da Livorno con lei che mi dormiva sulle ginocchia e il ritmo del suo respiro mentre guidavo è uno dei più bei momenti di musica di cui ho memoria.

1996/97 MArlene Kuntz al Norman. Il concerto più bello e coinvolgente a cui ho assistito. Ne sento ancora l'odore e la carica. Dopo il concerto due ore a parlare con Tesio e fumare canne con Solo.

1997 Cristina Donà a rimini ero andato a sentire i La crus insieme all'amica Mary, rimasi stupito dalla voce di questa ragazza che gli faceva da supporto. Una versione di Clap Hands di Tom Waits suonata solo con due metà di noce di cocco e voce... strepitosa

1999 Ani Di Franco. Bel concerto "From the depth of the mariannes to the high of everest"

2004 Pixies a Imola: che dire? erano dodici anni che aspettavo che questa band si riunisse... quante notti c'ho passato sopra i fogli da disegno a urbino sulle schitarrate di Wave of Mutilation, Here comes your man Where is my mind? Concerto coinvolgente, nonostante ho iniziato presto a odiare i grandi happening devo ammettere che sono stato trascinato dalle emozioni. Ho provato a restare per ascoltare ben harper che si esibiva dopo, ma ormai non sentivo più nulla e continuavo a cantarmi i pixies nella testa...

2006 Mostar Sevdah Reunion a Mostar, stadio del Velez. Un concerto multietnico di un gruppo folk storico di quelle parti. migliaia di giovani di tutte le provenienze a ballare e cantare senza sosta: in una exjugoslavia ancora schiava di divisioni artificiose un momento di fratellanza raro.

Ranieri alla Juve - 3




il nuovo corso juventino all'insegna del dinamismo: ecco uno che, per quanto morto, sembra essere comunque più spumeggiante di Del Piero.

(nella foto: un altro che hanno preso dal Monaco)

Ranieri alla Juve - 2




Il nuovo corso Juventino all'insegna della continuità: ecco un allenatore che è difficile scaricare dopo un anno.

(nella foto: una che anche sudata fa un figurone)

Ranieri alla Juve



Il nuovo corso juventino all'insegna della trasparenza: se interrogato, in caso di necessità, questo canta.

(nella foto: uno che, per quanto si vesta da pagliaccio, è sempre meno ridicolo della giustizia sportiva)

lunedì 4 giugno 2007



Zodiac non esiste. Non esiste come serial Killer (non ha un nome e un volto, non ha nemmeno un modus operandi unico) , non esiste nemmeno come serial killer protagonista di un film su un serial killer.

E d'altra parte è un personaggio reale, esistito, e ha seminato morte e messaggi in più di dieci anni di vita americana.
Per certi versi è un'ossessione, e Zodiac un film sull'investigazione, non un thriller. Tre personaggi si troveranno progressivamente, parallelamente, collaborativamente a indagare su questo serial killer, fino a pagare il loro tributo alla propria ossessione, in modi diversi... Il detective Toschi (un grande Mark Ruffalo, uno degli attori emergenti secondo me più interessanti del nuovo cinema americano degli ultimi dieci anni) tirandosene fuori un momento prima di cadere nel baratro, il giornalista interpretato da Downey Jr facendosi annegare nell'alcool, e il vignettista Graysmith (Jake Gyllenhall) riuscendo a pubblicare il libro su Zodiac non prima di aver rischiato di perdere tutto (e tra questo tutto una Chloe Sevigny splendidamente sciapa) sacrificandolo a questa ricerca di un'identità che non sarà scoperta (non ha caso l'urlo di locandina recita pressappoco: "c'è più di un modo per perdere la vita con un serial killer").

Perché Zodiac, il killer, non ha moventi, non ha lo stesso modo di uccidere, non ha nessun rituale di morte. Un film su un assasino che non rientra in nessuno schema del personaggio di genere. Già questo fa capire che non è la suspance o la ricerca di risolvere il giallo il cuore del film fatto palpitare da fincher.

Chi è Zodiac, è Leigh? O Chris Marshall? O ancora Leigh? E soprattutto, alla fine è così importante saperlo?

Fincher è un regista estrememente interessante, che dimostra a ogni film di essere qualcosa di là dal semplice artigiano e esecutore di film a grosso budget (e grande incasso). Interessante perché non mette in discussione la forma delle regole (i ritmi sono sempre ben studiati, così come l'alto tasso di spettacolo per poter essere un blockbuster), ma le usa per maneggiare la sostanza filmica, fino a plasmarne il contenuto fuori dagli stereotipi.

In questo film rinuncia addirittura ad alcuni dei suoi movimenti di macchina più caratterizzanti (e videocclippari), arrivando a una certa asciuttezza difficilmente riscontrabile in film di questo tipo (e soprattutto nel Fincher precedente).

Anche la fotografia è pastosa, a grana grossa (ben diversa da quella patinata e accecante di film come se7en e Fight Club, e precisa come i meccanismi di montaggio), una grana grossa a dithering approssimativo come quella delle foto dei quotidiani intorno aiu quali la vicenda del killer Zodiac ruota, anzi, non solo ruota, nasce e si esaursce. In un certo senso Zodiac ha una vita solo in funzione della sua vita mediatica: non è il più efferato degli assassini seriali a stellestrisce, sicuramente è il più mediatico.
Vive tra le colonne dei giornali, tra le righe degli schemi dei suoi enigmi, e quindi sparisce nel momento stesso in cui decide di smettere di comunicare con essi, non mandando più messaggi o lettere.
Al di là di questo, tutto è sfocato: nessuna prova seriamente probante ma molte indiziarie e non univocamente (tanto che a un certo punto nel vortice del sospetto di un debilitato e febbricitante - la febbre, una cifra degli "eroi" di David Fincher - Gyllenhall finiscono un po' tutti).

Addirittura per certi versi il racconto si rarefà, sottraendo progressivamente tutti i cliché sul serial killer così come descritto dalla filmografia di genere (e della quale anche Fincher è stato mirabilmente parte). Il risultato è un allontanamento dalla forte carica di suspance iniziale (le scene degli omicidi) e dall'idea di male stereotipo (e autoconsolante) di personaggi di questo tipo. Fincher ci suggerisce la banalità del male, che può essere senza un volto specifico o con mille volti diversi, amorfo, triturato dai media e rivomitato in un caleidoscopio autoreferenziato. Che parla di noi, dei nostri tempi, in ultima istanza, molto più di quanto possiamo pensare.

Sicuramente non un film facile, che può non piacere a chi si aspetta un film sugli "ammazzamenti" o un thriller con la catarsi finale della scoperta dell'identità del serial killer. Zodiac,il film, da questo punto di vista implode. Ma è certo una gran prova e un film con molti livelli di lettura, molti di più di quelli che si possa immaginare pagando il biglietto e i popcorn all'ingresso del warner village.

venerdì 1 giugno 2007

Alcune cose sul mio nickname

E' preso da uno dei libri e dei film che più mi hanno smosso negli ultimi anni, Fight Club, libro di Chuck Palahniuk e film di David Fincher. Che poi ha quest'immagine qua:







Il protagonista del romanzo non ha nome, visto che parla in prima persona, e viene convenzionalmente individuato come "il narratore".
Che poi nel film è questa personcina qui:













Un impiegato assicurativo (un grande Edward Norton) che lentamente si trasforma, andando alla deriva (o perdendo tutto per riavere se stesso), in quest'altro personaggio qui:














Per arrivare a uno dei più bei finali del cinema holliwoodiano degli ultimi 20 anni almeno, con Edward Norton, in trench, mutande e anfibi, che si è appena sparato in bocca e davanti alla finestra a vetri biascica, tamponandosi la mascella, a una esterefatta Elena Bonham Carter: "mi hai conosciuto in un momento molto particolare della mia vita", mentre davanti a loro esplode la city e tutto intorno il dolby surround conficca nelle orecchie le note di Where is my mind dei Pixies.
Una cosa del genere:







Stasera si va a vedere Zodiac, dello stesso regista di questo film, su uno dei più efferati e sfuggenti serial killer della storia USA. Per ora siamo io e Trippa (quindi siamo in tre abbondanti). Chi si vuole unire (Patrizia, Forfecchia ecc...) mi mandi un sms e saremo felici di condividere la sala.