domenica 14 marzo 2010

Gianrico, parli di me?

“A volte mi sembra che le parole e i concetti e il mio modo di comportarmi vadano ognuno al posto giusto. Se guardo la maggior parte dei miei colleghi, penso di essere piuttosto bravo, ma se penso a uno standard astratto, allora no. Mi sento un cialtrone, sono disordinato, inefficiente, spesso non ho voglia di lavorare, mi affido all’improvvisazione molto più di quanto sarebbe saggio e prudente.
M’immagino un [grafico] bravo come uno capace di darsi una disciplina, uno che se dve [progettare] qualcosa (…) si siede alla scrivania e semplicemente non si alza se non ha finito. Io invece mi siedo e scrivo qualche frase [o faccio qualche scarabocchio]. Poi mi sembra di avere completamente sbagliato l’impostazione e allora m’innervosisco. Allora mi metto a fare qualcos’altro, ovviamente meno importante o urgente. Oppure addirittura esco, vado in libreria e mi compro un libro. Poi torno e mi rimetto a [disegnare], ma così, svogliatamente, elascio passare il tempo fino a quando non arrivo all’ultimo momento ed è allora che stringo e [progetto] e produco.
Ma ogni volta ho l’impressione di avere tirato via quello che ho [disegnato]. Di imbrogliare il mio cliente. E in generale di imbrogliare il resto del mondo.”
(…)
“Sei pazzo. Non trovo un modo migliore di dirlo”

(“le perfezioni provvisorie”, Gianrico Carofiglio, Sellerio)