martedì 29 gennaio 2008

Minimetrò: prima 'n ce l'evo ma adesso ce l'ho



In occasione della Grande Inaugurazione (e del santo patron' del torcolo, via) La sigla ufficiale dell'Innovativa Opera Pubblica:

http://www.umbrialeft.it/node/1576


La canzone è dei miei fratelli, l'idea creativa del video è mia, il montaggio del Chico.

Divertiteve

lunedì 28 gennaio 2008

Toglietemi un dubbio...

Secondo voi è un caso che questo sia stato il primo paese in cui gli è venuto in testa di suicidarsi a Kobain?



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venerdì 25 gennaio 2008

giovedì 24 gennaio 2008

Civiltà superiore dalle radici cristiane


16:00 Barbato si scaglia contro Cusumano: pezzo di merda
Al grido di "pezzo di merda" il senatore tommaso Barbato, capogruppo dell'Udeur a palazzo Madama, è corso in aula mentre dal video fuori dall'aula stava ascoltando la dichiarazione di voto di Nuccio Cusumano

16:03 Malore di Cusumano il Aula per le urla di Barbato
Al termine del suo discorso nell'aula del Senato il senatore dell'Udeur Nuccio Cusumano si è sentito male. Il malore è arrivato dopo che il capogruppo del Campanile Barbato è entrato in Aula e andandogli incontro gli ha urlato in faccia "Pagliaccio, venduto". In aula intanto era scoppiato l'inferno con insulti - "cesso", "troia" e "frocio" - indirizzati a Cusumano. Il senatore è stato soccorso da colleghi e commessi, mentre il presidente Marini ha sospeso la seduta per cinque minuti. Cusumano, dopo essersi messo a piangere, si è sdraiato tra i banchi circondato dai colleghi, in attesa dell'arrivo del medico

16:11 "Barbato ha sputato a Cusumano"
Non si è limitato all'improperio in Transatlantico, ma una volta entrato in aula Tommaso Barbato si è diretto verso il banco del collega di partito dell'Udeur, Nuccio Cusumano, e gli ha "sputato in faccia, cercando anche di colpirlo", facendogli con le mani il segno della pistola. Cusumano, sentitosi aggredito, "è svenuto" e quindi il presidente Marini ha sospeso la seduta dell'aula per alcuni minuti. A riferire ai giornalisti quanto accaduto nell'emiciclo è il senatore Sergio De Gregorio, leader del Movimento degli italiani all'estero

Repubblica.it

Priceless




Essere sempre in mezzo ai magheggi: non ha prezzo

mercoledì 23 gennaio 2008

Un sacco

Un mese e un giorno esatti che non scrivo. Lo faccio oggi, nell’86° anniversario della scissione socialista di Livorno che diede vita al PCdI, poi divenuto PCI. Giorno che coincide peraltro con l’86° compleanno di mia nonna.
Sì, è nata lo stesso esatto giorno dello stesso esatto anno in cui nasceva a poche centinaia di chilometri di distanza il Partito Comunista (non ho notizie certe sull’ora, ma non me le pongo per non avere l’immagine di mia nonna come figlia parallela di Bordiga).
Con la differenza che lei è ancora viva (auguri nonna).

Mia nonna ha 86 anni, e da quattro l’osteoporosi degenerativa che l’affligge la immobilizza su una sedia a rotelle. Lo spirito è forte, ma è comprensibilmente fiaccato da un’immobilità che non le è mai appartenuta finché la salute la reggeva. È sempre stato un donnino piccolo, quasi ripiegato su se stesso, e a vederla ora pare un fiore fragile che si chiude per proteggersi, un sacco di sabbia mezzo vuoto in mezzo alla stanza.

Mia nonna è come questo Paese. Ha vissuto, una vita piena e dignitosa, senza particolari ambizioni, capitalizzando le fortune che le capitavano e affrontando i problemi. Una “contadina dai fianchi larghi”, anche se i fianchi, nel suo caso, larghi non son mai stati.

Ha gli occhi lucidi, mia nonna, per via di una congiuntivite ormai cronica, cosicchè sembra sempre sull’orlo di piangere lacrime di disperazione (ma anche di gioia, come quando domenica a pranzo il nonno le ha portato un mazzo di fiori “per festeggiare la mia sposa”).
Mia nonna è un sacco di iuta pieno di lacrime.

Questo paese è invece un sacco d’immondizia. Dalla sceneggiata sulla “censura” papalina creata ad hoc (sono 275 i giorni all’anno di presenza del papa sui TG, distribuite in 206 presenze a pranzo, 227 a cena e 158 a pranzo e cena - che non ci facciamo mancare niente - e una percentuale di notizie sul Vaticano che non scende sotto il 10% in ogni edizione di ogni TG con picchi vicino al 30% della domenica), al susseguente e surreale dibattito sulla libertà di parola, alle argomentazioni usate per sfilarsi dalla maggioranza di Mastella, alle uscite democratico-veltroniane, alla caccia mediatica (e no) allo straniero e al diverso, a tutto il dibattito “culturale” e “politico” ho in generale la sensazione che è più d’una sensazione di trovarmi di fronte a un sostanziale svuotamento del linguaggio e capovolgimento dei significati.
Cosicché il carnefice è vittima, il ladro onesto, l’ignorante colto, il razzista tollerante. Non si semplifica, si banalizza.
Non si spiega, si manipola.
C’è un’insopportabile olezzo di “buonsensismo” in questo Paese, un'omogeneità di pensiero (peraltro regressivo) che si vuol far passare come obiettività e che grava come una cappa pesante: sulla libertà di pensiero e sul senso critico, e che presenta gli abominii soggettivi del fascismo (paura, delazione, disprezzo degli altri) senza averne nemmeno lo slancio vitale.

Il mio augurio per questo nuovo anno lo rubo ad Alain Badiou: "Che gli stranieri ci insegnino almeno a diventare stranieri a noi stessi, abbastanza per non essere più prigionieri di questa lunga storia occidentale e bianca che volge al termine, e di cui noi non abbiamo più nulla da attenderci se non la sterilità e la guerra. Contro questa attesa catastrofica, sicuritaria e nichilista, salutiamo l’estraneità del mattino”
(scritto il 21 gennaio 2008)

Heath




Talento sprecato.

martedì 22 gennaio 2008

Bulow



E' morto Arrigo Boldrini.

Di lui disse Giancarlo Pajetta: “È un eroe. Non è il soldato che ha compiuto un giorno un atto disperato, supremo, di valore. Non è un ufficiale che ha avuto un’idea geniale in una battaglia decisiva. È il compagno che ha fatto giorno per giorno il suo lavoro, il suo dovere; il partigiano che ha messo insieme il distaccamento, ne ha fatto una brigata, ha trovato le armi, ha raccolto gli uomini, li ha condotti, li conduce al fuoco”.

Dice la motivazione della Medaglia d’Oro conferita ad Arrigo Boldrini: "Ufficiale animato da altissimo entusiasmo e dotato di eccezionale capacità organizzativa, costituiva in territorio italiano occupato dai tedeschi due brigate di patrioti che guidava per più mesi in rischiose e sanguinose azioni di guerriglia. Nell'imminenza dell’offensiva alleata nella zona, sosteneva alla testa del propri uomini e per più giorni consecutivi, duri combattimenti contro forti presidi tedeschi, agevolando così il compito delle armate alleate. Successivamente, con arditissima azione, costringeva il nemico ad abbandonare un'importante località portuale adriatica che occupava per primo. Benché violentemente contrattaccato da forze corazzate tedesche e ferito, manteneva le posizioni conquistate, contrastando con inesauribile tenacia la pressione avversaria. Si univa quindi con i propri uomini alle armate anglo-americane, con le quali continuava la lotta per la liberazione della Patria".
La medaglia venne conferita a Boldrini durante le operazioni belliche, in una grande manifestazione pubblica sulla piazza di Ravenna, personalmente dal generale Mac Creery, comandante dell'VIII Armata, il 4.2.1945.


Almeno lui si è evitato di vedere lo schifo di questi prossimi giorni.