martedì 10 novembre 2009

Hasta quando?



"la caduta del muro è stata una svolta che ha liberato mezza europa"

Aspettiamo fiduciosi che venga liberata anche quest'altra mezza

lunedì 19 ottobre 2009

Simm'a Napulitano, paisà...



"Per fortuna in Italia ci sono tanti terreni che lo scontro politico non può contaminare. Questa è l'Italia che serve soltanto all'interesse comune, senza cadere nella spirale dello scontro politico. L'Italia dell'impegno civile non partigiano è l'Italia migliore" (G. Napolitano)

"Qui non si parla di politica" (cartello nei bar durante il Ventennio)

Partigiano usato come termine negativo...

Questo disprezzo per la politica, che è e dev'essere dialettica, scontro, confronto su alternative... da uno che, tra l'altro di politica c'ha mangiato tutta la vita facendo carriera fino alla più alta carica dello stato non stupisce, ma avvilisce.

Questa ossessione della nostra classe dirigente affannata, specie quella di estrazione diciamo così di sinistra, di ricomporre il conflitto sociale (ma anche politico e istituzionale, ormai) sublimandolo, senza dare risposte, ma semplicemente bypassando e condannando ha veramente fatto il suo tempo.

Berlusconi ha ragione, ma sbaglia. Uno come il Presidente della Repubblica si sa sì da che parte stia. Se lo dovrebbe tenere ben stretto.

mercoledì 16 settembre 2009

Ha ragione lui



Dunque c'è una nave piena zeppa di rifiuti NUCLEARI affondata da ventanni o quasi vicino alle coste della Calabria (che ancora, non sappiamo per quanto, è Italia) dalla ndrangheta nell'ambito di un traffico ecomafioso internazionale sullo smaltimento dei rifiuti atomici e che coinvolge anche la vicenda Somala e l'uccisione di Ilaria Alpi (secondo il pentito che ha con le sue rivelazioni aiutato a ritrovare il relitto) e direttamente l'ESERCITO ITALIANO (che "si girava dall'altra parte quando nei porti somali certe navi attraccavano o salpavano").

Lo stesso Pentito dice che ce n'è un'altra, di nave atomica affondata, poco più su, davanti a Maratea.
Un caso che è un botto clamoroso dal punto di vista giornalistico, un corpo grasso da spolpare per stampa e media di qualsiasi paese, da andarci avanti con servizi e inchieste per mesi, da fare cadere governi presenti e passati sotto il peso di commissioni parlamentari e via inquisendo.

Le rivelazioni sono dell'altro ieri.

oggi, due giorni dopo la "bomba", i principali quotidiani italiani nelle loro edizioni online (corriere, repubblica, stampa, perfino l'unità) brillano per NEMMENO UNA RIGA sulla vicenda.


Complimenti.

Ha ragione Berlusconi.

Povera Italia con questa stampa.



PS: io comunque una soluzione ce l'ho: le repliche di Coliandro a rete unificate e coprifuoco dalle 21.

Bestiale.



AGGIORNAMENTO: L'Unità oggi dedica la prima pagina e un'inchiesta alla vicenda.

venerdì 10 luglio 2009

Siete tutti invitati





quelli che ancora passano da ste parti, ovviamente

(CLICCA SULLA FOTO PER INGRANDIRLA E VEDERE BENE ORARI E INFORMAZIONI)

mercoledì 1 luglio 2009

di tutte le morti



qualcuna ci diminuisce come persone più di altre. Brutto a dirsi. Peggio a pensarci. Vero a essere onesti.

venerdì 12 giugno 2009

domenica 24 maggio 2009

Ah! Questa è arte! E l'arte va premiata! (Totò)

"Perché non fai i contorni? Sarà una domanda stupida, ma è come... come se non sapessi chi sono."
"E' questo il punto" disse Nick.
"Quello che non voglio" disse Edgar "è vederti..."
Si passò una mano sulla faccia, irritato per essere costretto a spiegare le parole. Aveva le mani macchiate di grafite. Si scostò i capelli, ormai lunghi e incolti, dagli occhi, sporcandosi la fronte. Non capiva bene neanche lui perché lavorasse come lavorava. E per quanto strano possa sembrare, negava le proprie emozioni.
"Vedermi come?".
"Come ti vedi tu. O come ti vedono gli altri. Come una donna affascinante, bellissima. Non me ne importa nulla. Io cerco solo un'immagine realistica. La realtà, capisci?".
No, Stella non capiva.
"Nel senso che vuoi vedermi dal di fuori, come se fossi un'estranea?".
Adesso anche lui guardava corrucciato il disegno, picchiettando con impazienza la matita sul tavolo.
"Neanche".
"Come un oggetto?".
Edgar si strofinò la macchia sulla fronte.
"Una cosa inanimata? Insensibile?".
"No, non inanimata. Solo quello che vedo".
Qui Stella cominciò a scorgere un significato.
"Non quello che senti".
"Ecco. Non quello che sento".
"E questa sarebbe la realtà".
"Questa sarebbe la verità" disse Nick.
Edgar alzò lo sguardo e gli lanciò un'occhiataccia.
"Questa sarebbe una gran stronzata".

"Follia" P. MacGrath, Adelphi, pp. 124-125

martedì 28 aprile 2009

Dedicato


Comunale, Cofferati condannato
per comportamento antisindacale

(La repubblica, 27 aprile 2009)
http://bologna.repubblica.it/dettaglio/Comunale-Cofferati-condannato-per-comportamento-antisindacale/1624124


A tutti quelli dell'uomo della Provvidenza. Ieri Cofferati, oggi Grillo...

come diceva Battiato "abbocchi sempre all'amo"

mercoledì 18 febbraio 2009

Sanremo In estrema sintesi



Cronaca di una serata passata pericolosamente davanti alla tv per il Festival della Canzone Italiana...

Dolcenera, “Il mio amore unico” - gne gne miao miao
Fausto Leali “Una piccola parte” - talmente piccola che non sono riuscita a sentirla
Tricarico “Il bosco delle fragole” - si sta riferendo alla sua faccia, suppongo
Marco Carta “La forza mia” - in culo va
Patty Pravo “E io verrò un giorno là” - ah, un giorno anch'io ci verrò, ma per il momento ne approfitto per andare a pisciare
Marco Masini “L’Italia” - vaffanculo merda cazzo piscio culo tette
Francesco Renga “Un uomo senza età” - Più archi in questa canzone che al colosseo
Pupo, Paolo Belli e Yossou Ndour “L’opportunità” - è in momenti come questo che capisco un certo leghismo razzista. Verso Pupo e Belli, dico
Gemelli Diversi “Vivi per un miracolo” - sono d'accordo. E' un miracolo che ancora non v'abbiano corcato
Al Bano “L’amore è sempre l’amore” - E Albano è sempre Albano. D'altronde Sanremo è sempre Sanremo
Afterhours “Il paese è reale” - si riferiscono alla deriva monarchica dell'Italia, credo
Iva Zanicchi “Ti voglio senza amore” - "ehi sono in menopausa! non perder tempo con quel cappuccio..."
Nicky Nicolai e Stefano Di Battista “Più sole” - anch'io, la vostra canzone aumenta il peso specifico del mondo
Povia “Luca era gay” - poi ti ha conosciuto, immagino perché abbia cambiato idea sugli uomini...
Sal Da Vinci “Non riesco a farti innamorare” - yaaaaaaaawnnnnn
Alexia e Mario Lavezzi con “Biancaneve” - zzzZZZZZZZZzzzzzzZZZZZzzzz.

lunedì 16 febbraio 2009

Edoardo II




Sinossi dello spettacolo teatrale Edoardo II di Antonio Latella da Christopher Marlowe - ripresa a penna biro nera di una mia illustrazione a colori acrilici commissionata dal TSU - F.TO 40X60 cm circa -

domenica 15 febbraio 2009

Europee



... e quel "vecchi" lo si intenda anche in senso nobile



(Paolo Ferrero, Segretario Nazionale Prc, e Cayo Lara della Direzione Nazionale di Izquierda Unida)

martedì 10 febbraio 2009

Chiosa

Eluana si è spenta, bagarre al Senato: "Assassini"





Morto Cristo, spenti i Lumi.

Chicco reagisce duramente


"Non esiste solo l'audience. Simili scelte tolgono credibilità a chi le compie, e personalmente non ho nessuna intenzione di avallarle. (...) Non è così che si può fare informazione"


Mentana è stato licenziato dal TG5 5 anni fa.

Cazzo, che riflessi

giovedì 5 febbraio 2009

Appello




"Ho fissato la nostra amicizia con lo spraymount removibile alla bacheca dei nostri anni più belli".


Ragazzi, mi sono reso conto, guardando questa foto fattami dono da un'amica, di avere un buco di immagini di me stesso, che va dai 17 anni (più o meno) ad oggi (più o meno)...


Vi rivolgo un appello accorato: chiunque ha foto con me ritratto per il periodo detto può provvedere a mandarmele?

la mia riconoscenza imperitura!

Nella foto: un giovane Narratore (in basso a sx seduto) e la redazione del periodico graNfica davanti alla porta dell'ISIA di Urbino, 1996. Racla Uber Alles!

mercoledì 21 gennaio 2009

USA Tomorrow



Paul Krugman
Presidente, Roosevelt non basta*
martedì 20 gennaio 2009, 07:57


Caro Signor Presidente, come FDR (Franklin Delano Roosevelt) tre quarti di secolo fa, Lei sta entrando in carica in un momento in cui tutte le vecchie certezze sono svanite, tutta la saggezza acquisita si è rivelata fallace. Viviamo in un mondo che né Lei né nessun altro si aspettava di vedere. Molti Presidenti devono fare i conti con una crisi, ma pochi sono stati costretti a fare i conti dal primo giorno con una crisi al livello di quella che l’America affronta ora. Perciò, che cosa dovrebbe fare? In questa lettera non cercherò di offrire consiglio su tutto. Per lo più mi atterrò all’economia, o ad argomenti che si basano sull’economia. La misura del successo o del fallimento della sua amministrazione dipenderà in larga misura da che cosa accadrà nel primo anno, e soprattutto, dalla sua capacità o meno di capire come gestire l’attuale crisi economica.

Quanto brutta è la prospettiva economica? Peggiore di quanto la maggior parte di noi possa immaginare. La crescita economica degli anni di Bush, o cosiddetta tale, è stata alimentata dall’esplosione del debito nel settore privato; ora i mercati del credito sono in confusione, le attività commerciali e i consumatori sono in ritirata e l’economia è in caduta libera.
Quello che stiamo affrontando, essenzialmente, è una voragine di disoccupazione. L’economia statunitense ha bisogno di aggiungere più di un milione di posti di lavoro l’anno per tenere il passo con una popolazione in crescita. Anche prima della crisi, sotto Bush la crescita dell’occupazione viaggiava su una media di soli 800 mila posti di lavoro l’anno, e durante lo scorso anno, invece di guadagnare più di un milione di posti, ne abbiamo persi due milioni. Oggi continuiamo a perdere posti di lavoro a un ritmo di mezzo milione al mese.
Non c’è niente, nei dati a disposizione o nella situazione sottostante, che suggerisca che il crollo dell’occupazione rallenterà in tempi brevi. Il che significa che verso la fine dell’anno potremmo ritrovarci con 10 milioni di posti di lavoro in meno rispetto a quanti ne dovremmo avere. Ciò si tradurrebbe in un tasso di disoccupazione superiore al 9%. Se poi a questi si aggiungono gli individui che non vengono presi in considerazione dal tasso standard perché hanno smesso di cercare lavoro, più quelli costretti ad accettare lavori part time anche se vorrebbero avere un lavoro a tempo pieno, probabilmente stiamo parlando di un tasso di disoccupazione reale del 15% circa: più di 20 milioni di americani i cui sforzi per trovare lavoro vengono resi vani.
I costi umani di una caduta così grave sarebbero enormi. Il Center on Budget and Policy Priorities ha di recente previsto i possibili effetti di un picco del tasso di disoccupazione al 9%: uno scenario che sembrava il peggiore possibile e che ora sembra fin troppo probabile. Quindi, che cosa accadrà se la disoccupazione salirà, o supererà il 9%? Almeno 10 milioni di americani appartenenti al ceto medio finiranno in povertà, e altri sei milioni saranno spinti in «profonda povertà», lo stato che definisce le severe privazioni alle quali si va incontro quando il salario è pari a meno della metà della soglia di povertà. Molti degli americani che perderanno il lavoro perderanno anche l’assicurazione per le cure mediche, peggiorando lo stato già deplorevole della salute pubblica statunitense, e i pronto soccorso si affolleranno di persone che non hanno nessun altro posto dove andare. Nello stesso tempo, qualche altro milione di americani perderà la propria casa, e le amministrazioni statali e locali, private di buona parte delle loro entrate, saranno costrette a tagliare perfino i servizi più essenziali.
Se le cose vanno avanti seguendo l’attuale traiettoria, signor Presidente, presto dovremo fronteggiare una grande catastrofe nazionale. Ed è suo compito - un compito che nessun altro Presidente ha dovuto svolgere dai tempi della Seconda Guerra Mondiale - fermare questa catastrofe… L’ultimo Presidente ad affrontare un disastro simile è stato Franklin Delano Roosevelt, e Lei può imparare molto dal suo esempio. Questo non significa, tuttavia, che lei dovrebbe fare tutto quello che ha fatto FDR. Al contrario, dovrà stare attento a emulare i suoi successi, evitando però di ripetere i suoi errori. Per quanto riguarda quei successi, il modo in cui FDR ha gestito il disastro finanziario della sua epoca offre un modello molto buono. Allora, come oggi, il governo ha dovuto impiegare il denaro dei contribuenti per salvare il sistema finanziario. In particolare, la Reconstruction Finance Corporation (Società per la ricostruzione finanziaria) inizialmente ha giocato un ruolo simile a quello del Troubled Assets Relief Program dell’amministrazione Bush (il programma da 700 miliardi di dollari che tutti conoscono). Come il Tarp, la Rfc ha irrobustito la situazione monetaria delle banche nei guai usando fondi pubblici per acquisire quote finanziarie in quelle banche.
C’è però una grande differenza tra l’approccio di FDR al salvataggio finanziario foraggiato dai contribuenti e quello dell’amministrazione Bush: in particolare, FDR non era timido nel pretendere che il denaro pubblico fosse usato per servire il bene pubblico. All’inizio del 1935 il governo statunitense possedeva circa un terzo del sistema bancario, e l’amministrazione Roosevelt usò quella quota di proprietà per insistere sul fatto che le banche aiutassero davvero l’economia, facendo su di loro pressioni perché prestassero il denaro che stavano ricevendo da Washington. Oltre a questo, il New Deal uscì allo scoperto e prestò moltissimo denaro: direttamente alle aziende, agli acquirenti di case e alle persone che possedevano già una casa, aiutandole a ristrutturare il proprio mutuo in modo che potessero rimanere nelle loro abitazioni. Può Lei fare qualcosa del genere oggi? Sì, Lei può. L’amministrazione Bush potrà anche avere rifiutato di allegare delle clausole all’aiuto che ha fornito agli istituti finanziari, ma Lei è in grado di cambiare tutto questo. Se le banche hanno bisogno di fondi federali per sopravvivere, li fornisca, ma pretenda che le banche facciano la loro parte, prestando quei fondi al resto dell’economia. Dia più aiuto ai proprietari immobiliari.
I conservatori la accuseranno di nazionalizzazione del sistema finanziario, e alcuni la chiameranno marxista (a me succede sempre). E la verità è che in qualche modo Lei sarà davvero impegnato in una nazionalizzazione temporanea. Ma va bene: a lungo termine non vogliamo che il governo gestisca le istituzioni finanziarie, ma per ora è quello di cui abbiamo bisogno per fare ripartire il credito. Tutto questo aiuterà, ma non abbastanza. C’è bisogno di dare una sferzata all’economia reale del lavoro e dei salari. In altre parole, si deve affrontare per il verso giusto la creazione di occupazione, cosa che FDR non ha mai fatto. Questa può sembrare una cosa strana da dire. Dopotutto, quello che ci ricordiamo dagli Anni 30 è il programma Works Progress Administration (Wpa), che al suo apice impiegava milioni di Americani per costruire strade, scuole e bacini artificiali. Ma i programmi di creazione di posti di lavoro del New Deal, seppure abbiano certamente aiutato, non erano né abbastanza grandi né abbastanza sostenibili da mettere fine alla Grande Depressione. Quando l’economia è profondamente depressa, bisogna mettere da parte le normali preoccupazioni che riguardano i deficit di bilancio; FDR non ce l’ha mai fatta.
Di quanta spesa stiamo parlando? Forse è meglio che si sieda prima di leggere quello che segue. Bene, ecco qui: «Piena occupazione» significa un tasso di disoccupazione del 5% al massimo e forse anche meno. Nello stesso tempo, al momento siamo su una traiettoria che spingerà il tasso di disoccupazione al 9% o più. Perfino le stime più ottimistiche indicano che ci vogliono almeno 200 miliardi di dollari l’anno in spesa governativa per tagliare il tasso di disoccupazione di un punto percentuale. Faccia i conti: Lei dovrà probabilmente spendere 800 miliardi di dollari l’anno per ottenere un completo risanamento economico. Qualsiasi cifra al di sotto dei 500 miliardi l’anno sarà davvero troppo piccola per produrre una vera inversione economica. Il più possibile, dovrebbe spendere in cose di valore durevole, cose che, come le strade e i ponti, ci renderanno una nazione più ricca.
Migliori l’infrastruttura che sta dietro Internet, migliori la rete elettrica, migliori l’information technology nel settore della salute pubblica, un’area cruciale per qualunque riforma di questo settore. Fornisca aiuti alle amministrazioni statali e locali, per prevenire che taglino le spese in investimenti nel momento più sbagliato. E ricordi, nel momento in cui fa questo, che tutto questo esborso serve a un duplice scopo: serve al futuro, ma aiuta anche nel presente, generando posti di lavoro ed entrate per compensare la crisi.
Tutto questo, tuttavia, non sarà abbastanza per risolvere la profonda crisi nella propensione alla spesa dei singoli. Perciò, sì: ha anche senso tagliare le tasse su base temporanea. Gli sgravi fiscali per le famiglie che lavorano, delineati da lei in campagna elettorale, appaiono un veicolo ragionevole. Ma siamo chiari: i tagli alle tasse non sono lo strumento d’elezione per combattere una crisi economica. Per prima cosa, producono meno ritorni per l’investimento rispetto alle spese per l’infrastruttura.
Ora, il mio onesto parere è che perfino con tutto ciò, lei non sarà in grado d’impedire che il 2009 sia un anno molto brutto. Se riuscirà a far sì che il tasso di disoccupazione non superi l’8%, lo considererò un grande successo. Ma per il 2010 dovrebbe riuscire a ottenere di avere un’economia in via di ripresa. Che cosa dovrebbe fare per prepararsi a quella ripresa?
La gestione della crisi è una cosa, ma l’America ha bisogno di molto più di questo. FDR ricostruì l’America non solo facendoci uscire dalla depressione e dalla guerra, ma anche rendendoci una società più giusta e al sicuro. Da una parte creò programmi di assicurazione sociale, prima su tutti la Social Security, che proteggono i lavoratori americani ancora oggi. Dall’altra si prese a carico la creazione di un’economia molto più equa, dando vita a una società borghese che durò per decenni, fino a quando le politiche economiche dei conservatori condussero alla nuova epoca di ingiustizia che prevale oggi. Lei ha l’opzione di emulare i traguardi raggiunti da FDR, e il giudizio ultimo sul suo governo si baserà su come saprà gestire questa opzione. La più importante eredità che potrà lasciare alla nazione sarà quella di darci finalmente ciò che ogni altro stato avanzato ha: l’assistenza sanitaria garantita a tutti i cittadini. La crisi attuale ci ha dato una lezione obiettiva sulla necessità dell’assistenza sanitaria universale su due versanti: ha evidenziato la vulnerabilità degli Americani la cui assicurazione sulla salute è legata a un posto di lavoro che può così facilmente scomparire; e ha messo in chiaro che il nostro attuale sistema è anche negativo per l’economia - le tre principali case automobilistiche non sarebbero in così grave crisi se non dovessero pagare i conti medici dei vecchi e attuali impiegati. Lei ha un mandato per il cambiamento, e la crisi economica ha appena evidenziato quanto il sistema richieda un cambiamento. Quindi, è giunta l’ora di approvare una legislazione a favore di un sistema che garantisca la sicurezza sanitaria per tutti.
L’assistenza medica universale, quindi, dovrebbe essere la sua massima priorità dopo avere salvato l’economia. Fornire copertura per tutti gli Americani può essere per la sua amministrazione quello che la Social Security è stata per il New Deal. Ma il New Deal ha ottenuto qualcos’altro: ha reso l’America una società borghese. Sotto FDR, l’America ha attraversato quello che gli storici del lavoro chiamano Grande Compressione, un forte aumento degli stipendi per i lavoratori ordinari che ridusse enormemente l’ineguaglianza salariale. Prima della Grande Compressione, l’America era una società di ricchi e poveri; dopo, è stata una società in cui le persone, a ragione, si sono considerate ceto medio. Può essere difficile raggiungere quel risultato oggi, ma lei può, almeno, far muovere il Paese nella giusta direzione. Il futuro è ciò che importa di più. Questo mese festeggiamo il suo arrivo alla Casa Bianca; in un’epoca di grande crisi nazionale, Lei porta la speranza di un futuro migliore. Ora tocca a Lei far materializzare la nostra speranza. Mettendo in atto un piano di rinascita anche più coraggioso ed esaustivo del New Deal, Lei può non solo cambiare il corso dell’economia, può mettere l’America su un sentiero, quello che porta a una più grande uguaglianza per le generazioni a venire.


*dalla lettera che il premio Nobel per l’Economia Paul Krugman ha indirizzato al presidente Obama. Il testo integrale sarà pubblicato sul sito di «Rolling Stone Italia»