martedì 12 giugno 2007

HIGHLIGHTS/2 luglio 2005/GRANADA




DIA PRIMERO

Ok, finalmente ieri siamo (io e la Luisa, sorella del Meuri e redattrice del Resto del Papa) arrivati a Granada, in missione speciale per riprenderci dalle tensioni di Perugia e soprattutto per sincerarci sullo stato psicofisico dell'Ingegner Focaia.

Volo da Roma in un aereo Alitalia, postazione in fondo vicino al cesso (c'hanno riconosciuto subito, diciamo), posto vicino al finestrino con splendida vista panoramica sui bulloni girati col cacciavite del motore sinistro. Davanti a noi una famiglia con tre figli probabilmente appena rilasciati dal riformatorio e tata narcolettica. Non era propriamente la cosa più indicata per riprendersi dalle due ore di sonno che avevo sul groppo dalla notte precedente. Per reagire fondo subitaneo la sezione areonautica dell'Erode Fans Club.

Alle 13.30, visto che dalla mattina eravamo piuttosto digiuni, aspettiamo i meravigliosi generi di conforto dell'Alitalia, che ci immaginiamo al livello della tradizione enogastronomica del Belpaese. C'arriva una scatoletta con grafica da medicinale con dentro un panino al sesamo con pezzetto de formaggio sintetico e autoproclamatosi carciofo e un'ostia che ci spacciano per crostata. Il tutto al gusto di antibiotico. Quando si parla di grafica congrua e coerente.

Atterriamo a Malaga e andiamo a recuperare i bagagli.
A quel punto erano due ore e mezzo che non aspiravo fumo.
La tensione era alle stelle quando la Luisa mi fa notare che forse in Spagna si può fumare nei posti pubblici. Un lampo di felicità pura illumina i miei occhi.

Diciamo subito infatti che la Spagna è un paese troppo civile.
Si fuma in tutti i locali immaginabili, birra e panino costano 1.50 euri, le marlboro sono a 2.90 euri.
Il paradiso del tabagista, in pratica.

Solo per smentirmi, mentre sto battendo le dita sulla tastiera, in sottofondo in questo internet point si diffonde l'ultima di Nek in versione spagnola: il primo lato negativo della città e del Paese da me riscontrato...

Incontriamo i nostri ospiti dopo un viaggetto in pullman di un'ora e mezzo in cui nel silenzio generale, le uniche due sbagaglione ci si siedono dietro e ci impediscono ancora di abbandonarci all'abbraccio affrancante di Morfeo. Inizio seriamente a urtarmi coi trasporti pubblici...

Il tempo di fare una doccia e siamo in una Granada in cui piove, stranamente a sentire gli ormai indigeni ingegner Forfecchia e Elena, non succede da marzo.

Giro di tapas e birra e poi nelle strade della citta' e tour di locali, dove, come in una predestinazione magnetica veniamo risucchiati da due posti-cloni del Kandiski. Mancavano soltanto i murales di Massimo alle pareti e i discorsi di Paolovinti del lunedì.

Intanto annoto sul mio taccuino mentale che l'ingegnere se la cava piuttosto bene e che probabilmente avrebbe spalancati davanti a se' i verdi pascoli di un'accogliente svizzera. Egli nota con fare critico i suoi fianchi non proprio esili, io gli faccio notare che ha dei begli occhi e che, soprattutto, è estremamente ricca. Egli, il Focaia, medita su quest'ultima osservazione, a ribadire la sua natura estremamente razionale...

Alle due di notte ormai cotto e bollito riesco a spalmarmi su un divano che in quel momento mi pare un talamo nuziale, anche se ha un buco al centro da cui la mattina successiva, oggi, fatico ad arrampicarmi fuori.

(...)

DIA SEGUNDO

Tralascio i dettagli annoianti del giro turistico fatto il pomeriggio di martedi. Vi basti sapere che a un occhio attento Granada pare cresciuta con la logica di un geometra del comune di Poggio Bustone malato di alzheimer. Tutto si stratifica uno sull'altro, così vicino a palazzi del seicento troviamo delle splendide baraccopoli anni duemila...

La sera capiamo subito quale sarà l'andazzo generale della vacanza.
Alcoolico.
Puro.

I nostri ospiti ormai granadizzati ci portano a cena a casa di amici, tali Frasca e Elvis, che ci imbastiscono una cena a base di insalate e soprattutto cerveza fria. Restiamo un paio d'ore occupate da giochini di società che mi rimandano direttamente in creatura e da ampie libagioni di fermentazioni luppoliche. Ormai storto raggiungiamo una chupiteria in cui, in un ultimo momento di razionalitá decido di abbandonare l'assenzio e cederlo alla Luisa, che, da buona ruspina, beve senza battere ciglio e senza dare quei segni di cedimento che appaiono ormai incancellabili dal mio fisico.

Bella serata, finita nelle strade di una Granada fresca come sogneremmo quel buco di culo di Perugia in questo periodo. Ormai devastato torno a casa e finisco a discutere due ore davanti a un portatile dei fatti piú o meno significati del mondo creato.

La mattina successiva un'amara constatazione rischia di cambiare il segno alla mia fin qui esaltante vacanza...

(...)

DIA TERCERO

... Focaia mi sta evitando.

L'avevo notato da subito, dal suo fuggir lo sguardo e essere vago nelle risposte.

Mi dice che ci chiama per raggiungerci e poi non lo fa mai, mi promette delle cose che poi è ben lungi dal voler mantenere. Mi sembra di inseguirlo come si potrebbe fare con una laetitia casta...

Ora poi che è al centro di un intrigo internazionale con malesiane, svizzere e nordamericane penso che la situazione potrebbe precipitare.

Ma ho deciso: stanotte mi introdurrò di soppiato nella camera che condividiamo e annunciato unicamente dalla tenebra mi insinuerò sotto le sue lenzuola, farò squillare le trombe dei miei richiami d'amore così che Gerico cada alle mie avanche e lo farò mio....

(...)


LA SORTIDA

Dopo una festa a casa di italiani con musica unicamente di Pupo e Al Bano (e giuro che non scherzo, diavolo cane), un afterhours in una chupiteria vicina, un delirio isterico di una giovane coppia, dopo aver dormito due ore continuando a parlare di massimi sistemi con una graziosa ospite appollaiata sul tavolo dei fornelli, non ho potuto approfondire la mia conoscenza biblica con l'ingegner Focaia.

A causa di questa miserrima rinuncia decido di ribattezzare il buon Federico col nome di Ingegner Forfait.

Ci svegliano stamattina alle otto e mezza l'Elena, la cugina, Elvis e Frasca di ritorno da non so quale luogo di perdizione. A sgrulloni. Fingo indifferenza e prontezza. Ma devo buttare la testa sotto il rocchio d'acqua gelata della doccia per riprendermi seppur parzialmente un purché minimo contatto col mondo. Convenevoli, baci abbracci, saluti e una lacrima che vedo diluire l'occhio cerulemente liquido del Forfait. Capisco che mi evitava solo per la paura di imbarcarsi in una storia importante. In realtá egli mi ama.

Partiamo col pulman alla volta di Malaga. io seduto dietro alla luisa che trova posto vicino a una chica piuttosto smandruppata. A un certo punto nel dormiveglia sento toccarmi delicatamente la caviglia. Spero sia Forfecchia in un ultimo ripensamento ad abbandonarsi all'amore. È invece la Luisa che più bianca in viso delle notti del Principe, mi avverte che sta per vomitare. Dissimulo malamente il panico chiedendo all'autista se può fermarsi. Per tutta risposta ricevo la chiave del cesso interno dell'autobus. Corro per aprire la porta prima che la sorella del meuri lasci un grazioso ricordino sulla impolveratissima moquette del bus. Missione riuscita. Mi asciugo il sudore freddo mentre la luisa controlla da vicino le sue secrezioni intestinali, e diversa altra robetta lasciata lì sulla tazza a perenne monito da qualche altro passeggero, probabilmente un sumero a giudicare dall'aspetto mummificato...

Comunque, la luisa decide di fermarsi per la restante ora del viaggio sugli scalini davanti al cesso. Mi pare si sia affezionata a quell'angolo di paradiso. Per non abbandonarla con sprezzo del pericolo mi siedo in mezzo al corridoio vicino a lei e a qualche milione di simpatici acari.

Appena arrivati la luisa decide che non sarebbe giusto lasciare qualcosa dentro all'autobus e niente fuori. Perciò marca il territorio davanti al bagagliaio, dando il meglio di sè sotto l'occhio ammirato di due turiste tedesche.

Dopo due minuti, appena riacquistato quel minimo di colorito per non sembrare un cadavere si volta verso di me e fa "eeeeh, e questo è 'l caffé tristo de sta mattina che m'ha fatto male".

Sì Lui. 'L caffè de sta mattina. No le sei tequile che te se trangugiata stanotte in chupiteria ale quattro de notte passate...

8 commenti:

Federico ha detto...

Ah, quanti ricordi. Ah, che nostalgia. Notti di flamenco e jazz. Notti di tango e musica brasiliana all'aperto. Notti di americane e commesse del Corte Inglés. Notti di tapas e chupitos per vicnere il tanga della chupiteria. E poi la mia cara svizzera verde...ah, che bellezza

Anonimo ha detto...

Granada che bei ricordi..la Alhambra al tramonto e sopratutto la miglior sangrìa che mi sia capitato di bere in Spagna...

Anonimo ha detto...

Bella, bella, bella sempre Granada...

Federico ha detto...

Non ce la faccio e lascio un'altro commento...L'immagine più bella che ricordi di Granada, non è l'Alhambra, non sono le spagnole, non sono i botellon, ma è un uomo che dormendo sul divanetto della mia camera si addormenta cercando di togliere un calziono senza riuscirci. Meraviglioso. Domenica si va a correre bell'uomo?

Anonimo ha detto...

ovviamente, grazioso ragazzo. Tra l'altro per il fine settimana ti porto gli ormai fatti biglietti da visita...

Federico ha detto...

Muchas gracias!Ricambierò con un bellissimo cd. Comunque non sono grazioso, sono semplicemnete di una bellezza prorompente che supera con un balzo la calvizie, mo sarà ora che torni a lavorare

giovanni dozzini ha detto...

osservo non senza invidia il vostro amoreggiare. fortunatamente tra pochi giorni potrò trastullarmi tra i calici dell'uno e le stupidaggini dell'altro

Personaggio Narrante ha detto...

menage a trois?

:D