martedì 17 luglio 2007

A Love Supreme




Non c’è mai fine. Ci sono sempre dei suoni nuovi da immaginare, nuovi sentimenti da sperimentare. E c’è la necessità di purificare sempre più questi sentimenti, questi suoni, per arrivare ad immaginare allo stato puro ciò che abbiamo scoperto. In modo da riuscire a vedere con maggior chiarezza ciò che siamo. Solo così riusciamo a dare a chi ci ascolta l’essenza, il meglio di ciò che siamo.
JC


Oggi.
Quarant'anni fa, moriva John Coltrane.
Oltre che un grandissimo musicista, un grandissimo compositore.
A Love Supreme l'ho scoperto tardi, così come il Jazz, nel momento in cui la traiettoria della mia formazione musicale ha deragliato dalla linea retta dei primi anni tutti rock per esplodere in tutte le direzioni. E certo, questo album non mi era sconosciuto, almeno nel nome, essendo uno dei lavori più citati, amati e omaggiati anche in ambiti "non sospetti" come appunto quelli del rock.

Durante una delle solite sedute di yoga che faceva la sera e che tanto avevano contribuito alla sua disintossicazione, Coltrane sente una melodia risuonargli in mente. Non può, per lui, essere altro che un messaggio di Dio, arrivato al culmine di un periodo molto travagliato.
In studio, concepisce una delle pietre miliari della storia non solo del jazz, ma della musica nella sua interezza: un'opera divisa in quattro movimenti, che lo sgancia dalla consuetudine di mettere in un album pezzi derivanti da incisioni differenti, e lo avvicina da un lato alla musica classica e dall'altro gli fa creare quello che è forse uno dei primi concept album della musica popolare (cambiandola per altro, facendola diventare "altro": molti datano il passaggio del jazz da musica popolare a musica colta proprio dalle parti del timido sassofonista timorato di Dio).

In quei quattro movimenti, originati da un'unica successioni di accordi, ripetitivi, semplicissimi, Coltrane inietta le più ispirate improvvisazioni di sax della sua carriera. Le più ispirate, e certo tra le più innovative nel loro modo di suonare gonfie, dense e di contro intessute di fraseggi secchi e asciutti, talvolta andando contro la stessa base ritmica del resto del suo quartetto (Garrison al basso, Tyner al piano e l'immenso Elvin Jones alla batteria), utilizzando, contemporaneamente, tutte le tonalità a disposizione.
Coltrane fa "suonare" Dio: nella sua infinità, nella sua purezza, nella interezza che nasce dalle dicotomie.

Si parte dall'atmosfera contrita e pensosa, intensa del primo movimento, "Aknowledgement" per arrivare alla presa di coscienza e alla decisione di cambiamento di "Resolution", delicata e al tempo stesso decisa, fino alla forza potente della "Pursuance", la costanza martellante del mettere in pratica decisioni prese.
E tutto si risolve e scioglie del "Psalm" finale, con la musica che pare salire salire salire per arrivare fino all'Altissimo in persona.

Un disco meraviglioso, notturno e al tempo stesso solare, un vero e proprio percorso, umano prima che musicale, dolentemente tormentato e al tempo stesso sereno e fiducioso. Un capolavoro d'arte, che è difficile ascrivere per il suo spessore alla sola disciplina della musa Euterpe, ma che appartiene di diritto al patrimonio più essenziale dell'umanità.

Questo disco è stato inciso nel 1964, tre anni prima che Trane morisse, anzi, che si lasciasse morire rifiutando ogni tipo di cura e lasciando un vuoto grande nel panorama musicale mondiale. Come disse Red Garland: "Era un sincero, un passionale. Si è distrutto suonando troppo. La creatività, che aveva dentro e non gli dava tregua, lo ha fatto morire. (...) Dopo Parker è arrivato Trane. Poi, quando anche lui è scomparso, è rimasto il deserto. Arriverà un altro messia? All’orizzonte non appare nessuno."

Ma Trane, forse, obietterebbe a Garland che non c'è mai fine...

22 commenti:

Anonimo ha detto...

un grande musicista. bravo, bel commento, sempre con quella punta di misticismo

Personaggio Narrante ha detto...

misticismo mio o di Trane? :D

Anonimo ha detto...

l'ho ascoltato tutto ieri senza interruzioni per la prima volta, avvolta dal buio afoso della mezzanotte. La mezzanotte del 17 luglio... che bella coincidenza... Grazie per avermelo prestato! E' una fortuna averti come insegnante di sostegno...baci

Personaggio Narrante ha detto...

vedi il Caso? con la C maiuscola, ovviamente.

Yak ha detto...

Benvenuto fra noi, papero...

Personaggio Narrante ha detto...

benvenuto a te piuttosto, Yak! come stai?

Federico ha detto...

Oggi lo vado a comperare promesso, devo solo trovare un negozio di musica...

Anonimo ha detto...

Anche io l'ho scoperto recentemente..il suo CD è sempre nello stereo. Grazie per averlo ricordato Daniè'

Gaspa

Personaggio Narrante ha detto...

per fochi: se vuoi masterizzo io. Anzi ti masterizzo questo e Olè Coltrane, un album nato mentre stava già lavorando a A Love Supreme per rispettare una clausola del contratto con la Atlantic Records: era appena passato alla Impulse! ma per contratto doveva ancora fare un album con la vecchia casa discografica. Si chiuse in studio e in un giorno incise Olè Coltrane, tutto ispirato alla musica spagnola.
Il primo pezzo, Olè, sono 18 minuti di Caos (con la C più che maiuscola) su un unico "riff" flamenco... ti piacerà moltissimo.

per gaspa: prego, vecchio.

Per patti: il cd di Coltrane te lo lascio in dono. Ma riportami gli altri! (a propo' che t'avevo dato?)

Yak ha detto...

Lieto di averti ritrovato. Io sto bene.
Noto con immenso piacere che ti sta nascendo la passione per il grande jazz. Che oltre ad essere una grande cura dell'anima, è anche un potente antidepressivo...

Anonimo ha detto...

fochi: io ne ho una copia che avanza. per una serie di motivi che ti spiegherò. quindi bloccate tutto. e leggetevi new thing, di wu ming 1. un bellissimo libro, che a coltrane dedica molto

Anonimo ha detto...

mi correggo. in realtà il disco che ho in doppia copia è giant steps. chiedo venia

Anonimo ha detto...

oltre a Coltrane,mi hai prestato Khonnor, che mi piace molto. e i dvd. New thing, caro gio, è la mia prossima lettura, sempre grazie al gestore di questo blog

Anonimo ha detto...

ah, grazie per il dono!

Personaggio Narrante ha detto...

Beh anche Giant Steps...

Anonimo ha detto...

bula l'etichetta

Personaggio Narrante ha detto...

l'è vista ora? bula no? me raccomando khonnor che al regazzetto ce tengo...

Prof. Enrico Marani ha detto...

possiamo accostargli "in a silent way" di miles?Certo non c'è lo scavo di "A Love Supreme" però....Tiro fuori miles perché credo che in a "kind of blue" e soprattutto nella figura di Bill Evans stiano le radici di "A Love Supreme" della commistione fra classico e jazz (Evans faceva ascoltare Bartok durante quelle sessions). Che ne dici?

Personaggio Narrante ha detto...

certo! Poi se consideriamo il fatto che in due perle di Miles (ma non solo in quelle) come Milestones e Kind of Bluye il sax è proprio quello di Coltrane... tutti quei geni che suonavano insieme... ti credo che la musica faceva boom

Prof. Enrico Marani ha detto...

infatti erano tutti lì i migliori.....Un lume me lo dai? Perché Trane direbbe a Garland che non c'è mai fine? Cos'è un riferimento alla reincarnazione e alla passione di Trane per le discipline orientali? Se non hai sentito "live at the village vanguard" del trio di Bill Evans (Scott la Faro al contrbass e Paul Motian alla batteria) trovi una perla e alla fine ascoltando le due diverse versioni di "Jade visions" sale un groppo alla gola, qualcosa come trovarsi di fronte ad una tela di Rothko: ben altro spessore rispetto al patinato trio di Jarrett...... Hai scritto un bellissimo pezzo su "A Love Supreme": grazie.

Personaggio Narrante ha detto...

mi riferivo al fatto che non c'è mai fine all'espressione del talento... forse Trane umilmente avrebbe obiettato al Garland che parla di deserto di genio di guardare meglio e di sentirsi bene intorno... grazie a te e benvenuto in questi lidi. Spero rimarrai, anche se ultimamente sono un po' stitico di parole...

Personaggio Narrante ha detto...

e non c'è mai fine a una cosa che è eterna, of course...